77 research outputs found

    A Primer on Seq2Seq Models for Generative Chatbots

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    The recent spread of Deep Learning-based solutions for Artificial Intelligence and the development of Large Language Models has pushed forwards significantly the Natural Language Processing area. The approach has quickly evolved in the last ten years, deeply affecting NLP, from low-level text pre-processing tasks –such as tokenisation or POS tagging– to high-level, complex NLP applications like machine translation and chatbots. This paper examines recent trends in the development of open-domain data-driven generative chatbots, focusing on the Seq2Seq architectures. Such architectures are compatible with multiple learning approaches, ranging from supervised to reinforcement and, in the last years, allowed to realise very engaging open-domain chatbots. Not only do these architectures allow to directly output the next turn in a conversation but, to some extent, they also allow to control the style or content of the response. To offer a complete view on the subject, we examine possible architecture implementations as well as training and evaluation approaches. Additionally, we provide information about the openly available corpora to train and evaluate such models and about the current and past chatbot competitions. Finally, we present some insights on possible future directions, given the current research status

    Il Romano Pontefice: poteri primaziali e rinuncia all'ufficio

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    Questo lavoro è incentrato sulla figura del Vescovo di Roma, nella sua veste di Supremo Pastore e Maestro della Chiesa Universale, ed intende approfondire due tematiche legate al Sommo Ufficio di cui egli è investito, strettamente connesse tra loro: i suoi poteri primaziali e l’eventualità di una sua libera rinuncia al munus petrino. Preme, infatti, rilevare come la questione dei poteri primaziali conferiti dal Cristo a Pietro e ai suoi Successori permetta di cogliere l’essenza più vera dell’ufficio pontificale e la sua trattazione, pertanto, si rivela necessariamente prodromica alla comprensione delle peculiarità e delle gravose conseguenze scaturenti dalla rinuncia ad un munus unico e vitale per la Comunità Ecclesiale. Il primo tema, quello del Primato, che ha un fondamento evangelico e scaturisce direttamente dalla divina designazione di Pietro come capo del Collegio Apostolico, verrà analizzato a partire dal Concilio Vaticano I, mediante il quale la Chiesa di Pio IX reagì al razionalismo e al relativismo del XIX secolo, correnti filosofiche attivamente contrarie al pensiero e all’insegnamento tradizionale della Chiesa, fornendo come risposta alle coscienze un unico strumento unificante, individuato nel richiamo autoritario all’unità della Chiesa e nell’esaltazione del principio di autorità pontificia. La strada segnata dal Concilio verrà ripercorsa alla luce della Costituzione Pastor aeternus, il documento del Vaticano I che ha definito dogmaticamente le due prerogative attraverso le quali si estrinseca l’autorità petrina. Infatti, il potere primaziale del Pescatore di Galilea, perpetuamente trasmesso singolarmente e in pienezza ad ogni Vescovo che siede sulla sua Cattedra Romana, in virtù della Successione Apostolica, si articola nel Primato di giurisdizione e nell’infallibilità magisteriale. Il Primato di giurisdizione riguarda il munus regendi del Vescovo di Roma che, in qualità di Successore di Pietro, esercita sulla Chiesa Universale una potestà di governo suprema, piena ed immediata. L’infallibilità è connessa, invece, all’esercizio del munus docendi del Romano Pontefice. La seconda tematica di questo lavoro si prefigge di esaminare l’ufficio del Vescovo di Roma nella prospettiva della possibilità di una libera rinuncia ad esso da parte dell’eletto al Soglio Petrino. Si tratta di una materia estremamente controversa, poiché va ad incidere sull’intangibile immagine mistico-sacrale del Papato che la Tradizione ci ha consegnato, ormai da secoli, attraverso il succedersi di Pontefici che hanno regnato sulla Chiesa sino alla morte e, in una sorta di viaggio nel tempo, ci riporta ad epoche remote in cui soprattutto le condizioni storico-politiche avevano determinato il verificarsi di rinunce papali. Inaspettatamente, l’11 febbraio 2013, quella che doveva essere una semplice ipotesi di studio – giuridicamente contemplata sia dal CIC 1917 che da quello vigente, ma quiescente ab immemorabili - si è concretizzata in oggettiva certezza che ha stupito e spiazzato la Chiesa e il mondo, e la Sede Apostolica, per la prima volta dopo secoli, alle ore 20.00 del 28 febbraio 2013 è divenuta vacante non per la morte del Pontefice regnante ma per la sua rinuncia. All’esame analitico delle peculiarità della renuntiatio pontificalis è parso opportuno premettere una disamina dei caratteri generali e del concetto canonico di ufficio, vero e proprio cardine dell’intera organizzazione ecclesiastica, in quanto strumento mediante il quale la Chiesa esprime il suo aspetto istituzionale e realizza la sua missione per la salvezza del Popolo di Dio. Dopo aver illustrato i diversi sistemi di provvista canonica, attraverso i quali si dota di titolare un ufficio eretto, si approfondiranno le modalità di perdita dell’ufficio ecclesiastico, così da fornire il giusto inquadramento sistematico all’istituto della rinuncia all’ufficio, di cui verranno vagliati i caratteri generali, così come disciplinati ai canoni 187 – 189 del CIC 1983. Dal confronto con tale disciplina generale sarà possibile enucleare e comprendere le peculiarità della rinuncia ad un ufficio del tutto singolare, quello primaziale del Vescovo di Roma, che si connota per la sua apicalità ed unicità. Attraverso le riflessioni e i commenti che la Declaratio di Ratzinger ha suscitato all’interno e fuori dalla Chiesa, si cercherà, dapprima, di comprendere le motivazioni e il significato autentico di questa rinuncia, per poi confrontarla con i precedenti casi che la storia ci ha consegnato e coglierne analogie e diversità; si affronteranno, altresì, le disquisizioni dottrinali che hanno animato il dibattito tra teologi e canonisti, concernenti, in particolare, lo status canonico e la qualifica da attribuire al Pontefice resignante; ma, soprattutto, verrà compiuta un’analisi giuridica del canone 332 §2 CIC 1983, dalla quale si evincerà che la rinuncia è un atto che si colloca legittimamente nell’Ordinamento Canonico, in quanto esplicitamente contemplata dal Codice, che ne enuclea le condizioni di validità, necessarie affinché un atto tanto grave e pregnante di significato e conseguenze, anche incognite, possa essere in ogni caso compiuto nell’interesse superiore della Chiesa, che il Successore di Pietro, come si legge nel Vangelo di Giovanni (21, 15-19), è chiamato a servire ed amare “…più di costoro”

    MOLECULAR AND CELLULAR MECHANISMS UNDERLYING COGNITIVE NEUROADAPTATION IN ADDICTION: AN IN VIVO-VITRO INTEGRATIVE APPROACH

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    Il fumo di tabacco \ue8 la principale causa di morte prevenibile nel mondo industrializzato. L\u2019effetto farmacologico della nicotina gioca un ruolo fondamentale nella dipendenza da fumo di tabacco. La nicotina ha propriet\ue0 di rinforzo positivo e negativo, e induce condizionamento operante (comportamento motivato al consumo di nicotina) durante la fase di acquisizione della dipendenza. Vari studi pre-clinici e clinici hanno dimostrato l\u2019importanza di alcuni fattori non farmacologici, come gli stimoli ambientali, nel mantenimento della dipendenza da nicotina e nell\u2019induzione della ricaduta. Questi stimoli inizialmente neutri, ripetutamente associati alla nicotina (es. accendino) assumono un nuovo valore condizionato alla nicotina (CS) attraverso il condizionamento Pavloviano, ed acquisiscono la capacit\ue0 di indurre \u201ccraving\u201d (voglia di fumare) in assenza della droga. Considerata l\u2019importanza delle associazioni CS-nicotina consolidate nella memoria del fumatore nel fenomeno della ricaduta, \ue8 stato proposto che trattamenti atti a distruggere le memorie formate ed associate alla nicotina potrebbero agire da pro-astinenti e anti-ricaduta nel trattamento della dipendenza da fumo di tabacco. Dopo una fase di apprendimento le memorie sono immagazzinate tramite un processo chiamato consolidamento. Il condizionamento operante (anche detto strumentale) e il condizionamento pavloviano portano alla formazione di diversi tipi di memorie associate alla droga e responsabili della ricaduta dopo lunga astinenza. Evidenze provenienti da studi sull\u2019animale e sull\u2019uomo dimostrano che le memorie, una volta richiamate/riattivate, tornano in uno stato labile durante il quale possono venire aggiornate e reimmagazzinate oppure distrutte. Il richiamo delle memorie dunque le destabilizza ed innesca un fenomeno detto di riconsolidamento necessario affinch\ue8 la memoria venga mantenuta. Vi \ue8 una certa evidenza che le memorie pavloviane possano subire riattivazione e riconsolidamento ed \ue8 stato proposto che trattamenti che intervengono per distruggere il riconsolidamento di queste memorie possono rendersi utili nella inibizione delle memorie associate alla paura e anche delle memorie associate alle droghe. La distruzione delle memorie associate alle droghe \ue8 stato proposto come potenziale trattamento per prevenire la ricaduta al consumo di droga indotta dai CS nei tossicodipendenti. Molti studi condotti nell\u2019animale da laboratorio hanno dimostrato che il riconsolidamento delle memorie associate alle droghe pu\uf2 essere prevenuto attraverso la somministrazione di farmaci amnesici, che agiscono a specifici livelli molecolari (es., sistema adrenergico e glutamatergico), prima o dopo la loro riattivazione. Ad oggi non \ue8 ancora chiaro se tutte le memorie, o solo alcune, possono essere riattivate e riconsolidate. Ad esempio la possibilit\ue0 che la memoria strumentale possa essere riattivata e riconsolidata o distrutta \ue8 ancora molto discussa ed esperimenti comportamentali volti a studiare la pura memoria strumentale potrebbero chiarire questa questione. Lo scopo di questo lavoro di tesi era di studiare se fosse possibile distruggere le memorie pavloviane e strumentali associate alla nicotina somministrando propranololo, antagonista del recettore \u3b2-adrenergico, o MK-801, antagonista del recettore N-methyl-d-aspartato (NMDARs). Inoltre abbiamo verificato la possibilit\ue0 di utilizzare la tecnica dell\u2019immunoistochimica per determinare il livello di espressione di Zif268, un marker molecolare specificamente coinvolto nel riconsolidamento della memoria, dopo la riattivazione di memorie pavloviane associate alla nicotina nel ratto. E\u2019 stato utilizzato il modello di laboratorio della autosomministrazione di nicotina, basato sul paradigma del condizionamento operante e pavloviano, alla nicotina e ai CS associati alla nicotina. Abbiamo condotto due studi nei quali il trattamento farmacologico (propranololo o MK-801) veniva somministrato prima o dopo la riattivazione delle memorie pavloviane o strumentali associate alla nicotina. Abbiamo quindi testato l\u2019effetto del trattamento farmacologico sulla ricaduta al comportamento di ricerca di nicotina. La riattivazione della memoria pavloviana \ue8 consistita nella presentazione dei CS in assenza della nicotina. La riattivazione della memoria strumentale \ue8 consistita nel permettere all\u2019animale di premere la leva precedentemente associata all\u2019infusione di nicotina, senza che la nicotina venisse somministrata. Abbiamo inoltre effettuato un esperimento di immunoistochimica su fettine di cervello di ratto per determinare l\u2019espressione di Zif268 in amigdala basolaterale, regione maggiormente coinvolta nel risonsolidamento della memoria, dopo la presentazione dei CS associati alla nicotina. I risultati hanno dimostrato che il propranololo somministrato dopo la riattivazione della memoria pavloviana associata alla nicotina (30 CS) non \ue8 stato in grado di prevenire la ricaduta al comportamento di ricerca di nicotina. Un\u2019ipotesi plausibile potrebbe essere che la memoria strumentale ancora presente non possa essere riattivata e riconsolidata, e quindi non possa essere nemmeno distrutta. Per verificare questa ipotesi abbiamo testato l\u2019effetto dell\u2019MK-801, dimostrato essere pi\uf9 efficace nella distruzione del riconsolidamento di diversi tipi di memoria, somministrato 30 minuti prima della riattivazione della memoria strumentale. I risultati hanno dimostrato che la somministrazione di MK-801 prima della riattivazione non previene la ricaduta al comportamento di ricerca di nicotina. Questi dati suggeriscono una prevenzione della destabilizzazione della memoria strumentale, che la blocca in una fase stabile, piuttosto che una distruzione del riconsolidamento. Un altro studio in cui MK-801 \ue8 stato somministrato dopo che la destabilizzazione della memoria strumentale ha avuto luogo (es., somministrato dopo la sessione di riattivazione) ha dimostrato che MK-801 \ue8 stato in grado di prevenire la ricaduta al comportamento di ricerca di nicotina. Infine l\u2019immunoistochimica ha consentito di individuare un aumento del livello di espresione di Zif268 in amigdala basolaterale nei ratti sottoposti a riattivazione della memoria pavloviana associata alla nicotina. Questi dati confermano la validit\ue0 della tecnica nella determinazione dell\u2019espressione di markers molecolari specificamente coinvolti nel riconsolidamento della memoria. In conclusione, i nostri dati suggeriscono che: i) propranololo non distrugge il riconsolidamento della memoria pavloviana associata alla nicotina nelle nostre condizioni, ii) MK-801 somministrato prima della riattivazione potrebbe prevenire la destabilizzazione della memoria strumentale associata alla nicotina ma non ne distrugge il riconsolidatemnto nelle nostre condizioni, iii) MK-801 somministrato dopo la riattivazione della memoria strumentale associata alla nicotina ne distrugge il riconsolidamento nelle nostre condizioni, iiii) l\u2019immunoistochimica \ue8 una tecnica adatta ad investigare l\u2019espressione di markers molecolari specifiamente coinvolti nel riconsolidamento della memoria come Zif268, e potr\ue0 dunque essere utilizzata per dimostrare direttamente il riconsolidamento della memoria e suppoortare i risultati degli esperimenti comportamentali. Questi dati suggeriscono che la memoria strumentale potrebbe essere responsabile della mancanza di effetto di alcuni trattamenti farmacologici anti-ricaduta e che comunque questo tipo di memoria pu\uf2 essere distrutta se contrastata opportunamente. Lo sviluppo di nuovi farmaci capaci di agire a livello dei diversi meccanismi molecolari che sottostanno ai differenti tipi di memorie associate alle droghe potrebbere consentire una terapia coadiuvante alle attuali terapie anti-fumo e anti-ricaduta in grado di garantire una astinenza a lungo termine agli ex fumatori.Tobacco use through cigarette smoking is the leading preventable cause of death in the developed world. The pharmacological effect of nicotine plays a crucial role in tobacco addiction. Nicotine is positively and negatively reinforcing and leads to the development of \u201coperant conditioning\u201d (motivated behaviour to nicotine consumption) in smokers during the acquisition phase of addiction. Several preclinical and clinical studies have also underlined the importance of non-pharmacological factors, such as environmental stimuli, in maintaining smoking behaviour and promoting relapse. Initially neutral stimuli that are repeatedly paired with a reinforcing drug (e.g. lighter) acquire a new conditioned value (conditioned stimuli, CS) through \u201cPavlovian conditioning\u201d and become able to elicit craving even in the absence of the drug. Given the importance of the learned association between stimuli and nicotine in the phenomenon of relapse to nicotine-seeking behaviour, it has been proposed that treatment that disrupts the nicotine-associated memories could act as a pro-abstinent and anti-relapse therapy. After learning experience, memories are stored by a process called consolidation. Operant conditioning (also called instrumental learning) and Pavlovian conditioning lead to different drug-related memories formation (instrumental memories and Pavlovian memories) responsible for the relapse even after prolonged abstinence. However converging evidence from animal and human studies have revealed that memories may return to a vulnerable phase during which they can be updated, maintained and even disrupted. The retrieval of a memory indeed may destabilize the consolidated memory that requires a new process to be maintained. This hypothetical process is called reconsolidation. There is strong evidence that Pavlovian fear memories undergo reconsolidation and it was proposed that interventions to disrupt reconsolidation may help for specific and selective inhibition of fear related memories and, similarly, appetitive memories (i.e., for drug addiction). The disruption of drug-related memories reconsolidation has been proposed as a potential therapeutic target to prevent the CS-induced relapse in ex drug-addicts. Several animal studies have shown that the reconsolidation of some drug-related memories can be disrupted by the administration of an amnestic drug contingently upon retrieval of the memory acting at specific molecular levels (i.e. adrenergic and glutamatergic systems). However it is not known if all memories or only certain kind of memories could be retrieved and reconsolidated or disrupted. To date reconsolidation of instrumental memories is still under discussion and behavioural experiments targeting the pure instrumental memory reconsolidation disruption are needed to clarify this issue. The main objective of the present thesis was to study if it is possible to disrupt Pavlovian and instrumental nicotine-related memories reconsolidation by \u3b2-adrenergic receptor antagonist propranolol, or N-methyl-d-aspartate receptors (NMDARs) antagonist MK-801 respectively. We also verified the feasibility and reliability of Zif268 (a specific marker of memory reconsolidation) expression assessment by immunohistochemistry after retrieval of Palovian memory in rodents. The experimental approach used to address this issue was the laboratory model of nicotine self-administration in rats, based on the paradigms of operant and Pavlovian conditioning to nicotine and nicotine-associated cues. We performed two studies in which the pharmacological treatment (propranolol or MK-801) was associated to retrieval of Pavlovian or instrumental nicotine-related memories. We therefore assessed the effect of these pharmacological treatments on relapse to nicotine seeking behaviour. Retrieval of Pavlovian memories consists in presenting the CS in the absence of US. Retrieval of instrumental memories consists in allowing the animal to press the lever previously paired to nicotine reinforcement, without nicotine infusion. We also performed an immunohistochemistry assay in which the Zif268 level of expression was determined in basolateral amygdala (the most important region involved in memory reconsolidation) after nicotine CS presentation. Results showed that propranolol given after retrieval of Pavlovian memories (30 CS presentations) did not reduce the relapse to nicotine seeking behaviour compared to control groups that received vehicle injection in both retrieved or no-retrieved groups. It could be possible that instrumental memories, still present, do not undergo reconsolidation and could not be disrupted. To address this issue we tested the effect of MK-801, known to be more effective against instrumental memory than propranolol, given 30 minutes before the retrieval of instrumental memories. Results showed that pre-retrieval MK-801 injection did not prevent the relapse to nicotine-seeking behaviour when compared to control groups. This effect suggests a potential role of MK-801 in inhibition of the memory destabilization process instead of reconsolidation disruption. Further experiments in which MK-801 was given after memory destabilization was engaged (i.e. given after memory retrieval) showed that MK-801 prevented the relapse to nicotine-seeking behaviour. Finally immunohistochemistry showed an increased level of Zif268 expression in basolateral amygdala after retrieval of Pavlovian nicotine-related memories. These data confirm the validity and feasibility of immunohistochemistry to assess the expression of molecular markers correlating reconsolidation such as Zif268 after memory retrieval. In conclusion, our findings suggest that: i) propranolol did not disrupt Pavlovian memory reconsolidation in our conditions, ii) MK-801 given prior to retrieval session could prevent instrumental memory destabilization, but did not disrupt memory reconsolidation in our conditions, iii) MK-801 given after retrieval session disrupted memory reconsolidation in our conditions, iiii) immunohistochemistry is a feasible technique to investigate the expression of molecular markers correlating reconsolidation such as Zif268, thus it can be used to support our future behavioural studies. These data suggest that instrumental memory could be responsible for the lack of effect of some anti-relapse pharmacological treatments and that this kind of memory can be disrupted. New and specific pharmacological intervention, acting at specific molecular mechanisms that underlies reconsolidation of different kind of memories (i.e. Pavlovian but also instrumental memories), could be used as a potential co-adjuvant to current therapeutic interventions for smoking cessation and abstinence maintenance

    THE STATISTICAL ASTEROID MODEL. I. THE MAIN-BELT POPULATION FOR DIAMETERS GREATER THAN 1 KILOMETER

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    We describe the creation of a model of the main asteroid belt whose purpose is to describe the main-belt asteroid size frequency distribution and simulate the number of main-belt asteroids and their fluxes at visual through mid-infrared (~0.3–70 μm) wavelengths in any area of sky for an arbitrary date. This model is based on a population of ~1.9 × 106 asteroids obtained from the complete known asteroid sample, plus extrapolation of the size-frequency distributions of 15 asteroid dynamical families and three background populations, to a diameter limit of 1 km. The model is compared with data and other models, example applications are given, planned refinements and extensions to the model are presented, and some implications of the resulting size frequency distribution are discussed

    Crystal structure of the stereoregular ethylene-alt-styrene copolymer synthesized with a zirconocene-based catalyst

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    A stereoregular alternating ethylene-styrene copolymer, also stretchable in fiber form, has been obtained with rac-isopropylidenebis( l-indenyl)zirconium dimethyldiamide activated by the methylalumoxane catalytic system. From X-ray diffraction fiber spectra, an isotactic structure has been assigned to this copolymer as well as the previously described stereoregular ethylene-styrene copolymers. The polymer has zigzag planar chain conformation with phenyl groups oriented perpendicularly to the chain axis. The crystallographic symmetry in B2/m. Lattice constants (monoclinic, unique axis c): a = 10.23, b = 15.53, c = 5.12 Angstrom; gamma = 98.6 degrees. The disagreement index for measured reflections is R-1 = 0.10

    Extinction, applied after retrieval of auditory fear memory, selectively increases zinc-finger protein 268 and phosphorylated ribosomal protein S6 expression in prefrontal cortex and lateral amygdala

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    Abstract Retrieval of consolidated memories induces a labile phase during which memory can be disrupted or updated through a reconsolidation process. A central component of behavioral updating during reconsolidation using a retrieval–extinction manipulation (Ret + Ext) is the synaptic removal of a calcium-permeable-α-amino-3-hydroxyl-5-methyl-4-isoxazole-propionate receptor (CP-AMPARs) in the lateral amygdala—a metabotropic GluR1 receptor (mGluR1) dependent mechanism. In the present study, we investigate the effect of Ret + Ext on the expression of molecular markers that could play a role in the reconsolidation process. Specifically, we tested the effects of Ret + Ext on the global expression of zinc-finger 268 protein (Zif268), a marker previously found to be implicated in memory reconsolidation, to confirm its occurrence after retrieval (Ret) and Ret + Ext. We also evaluated the global expression of phosphorylated ribosomal protein S6 (rpS6P), here proposed as a marker of the mGluR1-mediated memory process induced by Ret + Ext. The expression of both markers (zif268, rpS6P) was assessed by immunolocalization in prelimbic cortex (PRL), infralimbic cortex (IL), ventral subdivision of the lateral amygdala (LA) and hippocampus CA1 (CA1) in fear-conditioned rats. Our results showed that retrieval and Ret + Ext, but not extinction alone, increased Zif268 expression in prefrontal cortex and lateral amygdala. Ret + Ext, but not retrieval, retrieval followed by context exposure or extinction alone, increased the expression of rpS6P in prefrontal cortex and LA. In summary, (i) Zif268 increased after retrieval confirming that reconsolidation is engaged in our conditions, (ii) Zif268 increased after Ret + Ext confirming that it does not simply reflect an extinction or reconsolidation disruption (Zif268 level of expression should be lower in both cases) and (iii) rpS6P increased after Ret + Ext, but not after extinction, suggesting, as expected, a potential mGluR1 mediated molecular mechanism specific for Ret + Ext. Together with the Zif268 increase, our results suggest that the Ret + Ext induced memory process is more similar to reconsolidation updating than extinction facilitation

    Novel Food-Based Product Communication: A Neurophysiological Study

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    The steady increase in the global food demand requires alternative sources. Food sources from invertebrates could be a viable alternative. Despite a growing interest in terrestrial invertebrates as novel food, Western consumers have to cope with fears and taboos. This research aims to investigate possible communication strategies of novel food through labels. To understand the complexity underlying food choice and novel food attitude, two studies were carried out. In Study 1, the main drivers in the food decision-making process were identified. Based on these results, in Study 2, two different food labels for crackers made with earthworm flour were designed. Applying a neurophysiological approach, we measured participants’ neuropsychophysiological activation and behavioural response while watching food labels. A video on nutritional and ecological issues was shown to consumers to reduce aversion towards earthworms as food. The results in Study 1 indicate health and sensory dimensions as the major drivers in food choice. The data of Study 2 supported the effectiveness of the statement about nutritional qualities of the products on male participants, who tend to have a more positive reaction than female participants toward the novel product made with earthworm flour when the label’s claim focuses on nutritional advantages. Limitations and practical implications are discussed

    Detection and exploitation of white lupin (Lupinus albus L.) genetic variation for seed Îł-conglutin content

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    The seed Îł-conglutin protein fraction of white lupin has particular pharmacological interest, but its industrial production is hindered by low content in the seed. This study provides an unprecedented assessment of genotypic and environmental variation for seed content and production of Îł-conglutin, exploring also the ability of Near-Infrared Spectroscopy (NIRS) to predict seed Îł-conglutin content. Significant (P < 0.01) genetic variation for seed Îł-conglutin content emerged among ten genotypes (cultivars or breeding lines) across three environments (range: 1.59-2.02 %) and five genotypes in other two environments (range: 1.47-1.80 %). Genotype variation was found also for seed protein content and Îł-conglutin proportion on total protein, the latter trait having higher impact than the former on genotype variation for seed Îł-conglutin content. The production of Îł-conglutin per unit area was affected also by genotype yielding ability beside genotype seed Îł-conglutin content. No genotype Ă— environment interaction was detected for any Îł-conglutin trait. NIRS-based prediction based on cross-validations was only moderately accurate for seed Îł-conglutin content (R2 = 0.66), while being accurate for seed protein content (R2 = 0.95). In conclusion, breeding for higher seed Îł-conglutin content is feasible using data from very few test sites and, to some extent, NIRS-based predictions

    Survey on food preferences of university students: From tradition to new food customs?

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    Humankind currently consumes more resources than our planet is able to generate. In our web survey, we investigated insects and earthworms, as a possible future food source. We targeted the survey to university students, as the possible future consumers and trendsetters of new food. A total of 3556 university students (18\u201329 years old) completed it. The aims of this study were to evaluate participants\u2019 food preferences and their willingness to taste foods containing terrestrial invertebrates. Data were processed using Cronbach\u2019s alfa to assess the reliability of each constructs. The food preferences showed pizza-focaccia and pasta at the highest rankings, followed by fruit and vegetables. Males have a higher preference for any kind of animal protein source. Gender influenced food preference and willingness to eat food with insect or earthworm ingredients. The results indicated that students were prone to consider novel food into the Italian diet and to familiarize with them in the future. Insects/earthworms were more accepted in salty snacks. Highlighting the essential amino-acids daily requirements of a snack with earthworm meal did not improve the willingness to taste it. Information and awareness of future global food demand can play a fundamental role in accepting new food
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